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V domenica dopo Pentecoste: Fede e Paura

Aggiornamento: 6 ago 2023


Dal Santo Vangelo secondo l’Apostolo ed Evangelista San Matteo (Mt 8:28-9:1)


“In quel tempo, Gesù giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».

A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare, e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.

Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio. Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città”.


Riflessione


Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, pace a voi!

In questa domenica che ci prepara a vivere con cuore puro e limpido la Solennità dei Santi Apostoli, abbiamo ascoltato un passo dell’Epistola di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 10:1-10).

Questa Epistola, che è una parte del discorso di Paolo agli ebrei, è importante perché egli esorta il popolo di Dio a comprendere la giustizia che viene dalla fede in Cristo anziché cercare la giustizia attraverso le opere della legge.


Paolo inizia il suo discorso affermando il suo desiderio ardente e la preghiera per la salvezza del popolo d'Israele. Egli riconosce il loro zelo religioso, ma spiega che si basa su una mancanza di conoscenza della giustizia di Dio. Paolo afferma che la giustizia può essere raggiunta solo attraverso la fede in Gesù Cristo e il suo sacrificio redentore sulla croce.

Viene delineato un contrasto tra una giustizia basata sulle opere della legge e una giustizia basata sulla fede in Cristo. Paolo sostiene che quella basata sulle opere della legge è impossibile da raggiungere pienamente, perché richiederebbe una perfetta osservanza di ogni dettame legale, cosa che nessuno può ottenere. Al contrario, la giustizia che viene dalla fede in Cristo è accessibile a tutti, indipendentemente dal loro status, poiché la fede è l'elemento chiave per ricevere la salvezza.


Paolo cita anche l'importanza della proclamazione del Vangelo come mezzo per raggiungere la fede. Afferma che per credere in Cristo e confessare con la bocca che egli è il Signore, bisogna prima sentir parlare di lui. Questo mette in luce l'importanza della missione evangelica e dell'annuncio della buona notizia del Vangelo a tutti.


In definitiva, questo passaggio ci invita a riflettere sulla natura della giustizia e sul modo in cui la nostra fede in Cristo ci salva. Ci ricorda che non è attraverso le opere che ci guadagniamo la salvezza, ma piuttosto attraverso la fede in Dio e nella sua opera di redenzione compiuta in Cristo. Ci incoraggia anche a vivere questa fede in modo concreto, confessando con la nostra bocca e testimoniando la nostra fede agli altri.


Ed è proprio in questa ricerca della salvezza, trova posto il brano evangelico odierno:

Il passaggio evangelico di Matteo narra l'incontro di Gesù con due uomini demoniaci nella regione dei Gadareni. Questo episodio è noto come la guarigione dei demoniaci di Gadara: anche chiamata Antiochia o Seleucia, fu una città semiautonoma della Decapoli romana.


Nel racconto, Gesù arriva in quella regione e viene subito incontro a questi due uomini che erano posseduti da una moltitudine di demoni. Questi indemoniati erano talmente violenti e pericolosi che nessuno riusciva a passare da quella strada. Quando Gesù li incontra, i demoni riconoscono la sua autorità e supplicano di non essere tormentati prima del tempo. Gesù permette loro di entrare in un branco di maiali, che si gettano immediatamente in mare.


Anche se ad una lettura superficiale sembra che Gesù venga a patti con i demoni. In realtà questa concessione è un tranello che nasconde la sconfitta definitiva. Il precipitare della mandria di porci posseduti dai demoni nelle acque del mare ci richiama l'affondamento del faraone e del suo esercito nel mare (Es 14,28) e la caduta di satana dal cielo (Ap 12,4). Ma su questo tema ci ritorneremo in seguito.


Gli abitanti della città uscirono a incontrare Gesù e gli chiesero di andarsene, perché avevano paura. Gesù salì sulla barca e se ne andò, ma uno dei due uomini posseduti dai demoni gli chiese di seguirlo. Gesù gli disse di tornare a casa e di raccontare a tutti ciò che il Signore aveva fatto per lui.


Questo passaggio mette in evidenza il potere e l'autorità di Gesù sul mondo spirituale. Dimostra che Gesù ha il potere di liberare le persone dall'oppressione demoniaca e di ripristinare la loro vita. Inoltre, riflette la reazione diverse persone all'opera di Cristo: alcuni sono spaventati e vogliono allontanarlo, mentre altri sono pronti a seguirlo e testimoniare i miracoli che ha compiuto.


Attraverso questo episodio, Matteo ci mostra che Gesù è il Signore sopra tutto, incluso il mondo dei demoni. Ci invita anche a riflettere sul potere di Gesù di cambiare le nostre vite e di liberarci dalle catene del male. Ci incoraggia a seguirlo e a testimoniare degli incredibili miracoli che lui compie nelle nostre vite.


Carissimi fratelli, vorrei poter ritornare per un momento sull’episodio dei demoni che, scacciati dal Signore Nostro Gesù Cristo, entrano nei maiali. Questo avvenimento può sembrare strano e difficile da comprendere.


Tuttavia, i Padri della Chiesa hanno offerto diverse interpretazioni sul motivo per cui i demoni sono stati autorizzati a entrare nei maiali.

Una possibile spiegazione è che Gesù abbia permesso ai demoni di entrare nei maiali per dimostrare il loro vero potere distruttivo. I demoni, cercando di sfuggire al loro destino finale, chiedono a Gesù di non mandarli nell'abisso, ma di consentire loro di entrare in una mandria di maiali vicina. Gesù acconsente alla loro richiesta, permettendo loro di entrare nei maiali. Di conseguenza, i maiali impazziscono e si gettano in mare, morendo. Questo evento serve come un miracolo che dimostra il dominio di Cristo su tutte le forze demoniache e la sua superiorità rispetto a esse.


Un'altra interpretazione è che i maiali, che erano considerati animali impuri secondo la legge ebraica, potrebbero essere stati usati come simbolo della situazione spirituale e morale delle persone nella regione di Gadara. I demoni, entrando nei maiali, rappresentano metaforicamente il modo in cui gli abitanti di Gadara si erano lasciati possedere e influenzare dal male. Di conseguenza, la distruzione dei maiali simboleggia la liberazione delle persone da queste influenze maligne che le affliggevano.


Nella patristica, gli scrittori e i teologi degli inizi del cristianesimo spesso si sono concentrati sull'interpretazione e l'analisi di questo passaggio.


Origene (185-254), un importante teologo e studioso patristico, interpretava il racconto dei demoni che entrano nei maiali come un'affermazione della loro natura inferiore rispetto all'umanità. Secondo Origene, i demoni non possono mantenersi in una condizione puramente spirituale, ma hanno bisogno di abitare in un corpo o in una forma fisica per esercitare il loro potere maligno. Entrando nei maiali, mostrano la loro degradazione e la loro inadeguatezza rispetto alla creazione umana, che è stata fatta a immagine di Dio:


"I demoni, quando chiamati da Cristo per uscire dai corpi di coloro che erano sopraffatti da loro, si sono lamentati di essere mandati in qualche corpo inanimato. È forse per pietà che Cristo li ha permessi di entrare in quei suini? No, non è così! Piuttosto, ha deliberatamente distrutto un'intera sporcizia affinché essi non avessero affatto un'altra occasione di dannare". (Origene “Commento al Vangelo di Matteo”)


O come San Giovanni Crisostomo (349-407) che vede in questa storia un importante insegnamento sulla follia e l'ingiustizia dell'avidità umana. Secondo lui, il fatto che gli allevatori preferiscano preoccuparsi dei loro animali piuttosto che della presenza di Dio rappresenta l'avidità e l'egoismo umano. Questo episodio è quindi un monito per evitare l'attaccamento agli aspetti materiali della vita e concentrarsi invece sulla ricerca del regno di Dio:


"Egli ordina ai demoni di andarsene, ma gli uomini non gli chiedono nemmeno di rimanere con loro. Ed ecco, realmente, come è nata la cosa. Gesù stava passando da quelle parti, e i diavoli temevano che potesse mandarli tra le fiamme dell'inferno. Perciò, cercando di salvarsi, chiesero non solo di essere lasciati liberi, ma anche di essere fatti dimorare lì, ovvero nella proprietà; perché pensavano che Gesù non avrebbe mai osato inviarli in prigione in un luogo abitato: invece inviò i diavoli nell'inferno. E quei presuntuosi spiriti malvagi hanno senso di possesso su una mandria di porci". (Omelia sull'Evangelo di Matteo)


In sintesi, la patristica si focalizza sulla lezione morale e spirituale che possiamo imparare da questo passaggio. Insegna che Gesù ha autorità su tutto, compresi i demoni, e che il suo regno è superiore a quello dei poteri maligni. Ci invita a guardare oltre le cose materiali e a cercare il regno di Dio, affrancandoci dall'avidità e dall'egoismo umano. Infine, ci ricorda che Gesù è colui che può liberarci dall'oppressione spirituale e portare la guarigione ai nostri cuori e alle nostre vite.


Ad ogni modo, amati fratelli e sorelle, il brano del Vangelo di questa domenica ci insegna molte lezioni importanti. Ecco alcune delle principali:


1. Priorità spirituale: Gesù chiarisce l'importanza di mettere il suo regno al di sopra dei desideri e degli impegni terreni. Un uomo chiede a Gesù di poter seguire prima di seppellire suo padre, ma Gesù gli risponde che il suo impegno verso il suo regno deve venire prima di altri doveri. Questo ci ricorda l'importanza di porre la nostra relazione con Dio al primo posto nelle nostre vite.

2. Chiamata al seguimento: Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo, ma anche loro devono essere pronti a mettere il loro impegno verso di lui sopra tutte le altre priorità. Essere discepoli di Gesù richiede un impegno totale e un radicale cambiamento di vita.

3. Autorità di Gesù: Nella tempesta calmata, i discepoli di Gesù erano spaventati, ma Gesù dimostra la sua autorità sulle forze naturali e li esorta ad avere fede in lui anche durante le difficoltà. Questo ci insegna che Gesù ha il potere di risolvere e calmare le tempeste che affrontiamo nella vita.

4. Gesù guarisce i malati: Nel passaggio viene descritto come Gesù guarisce molti malati, dimostrando la sua autorità e il suo potere come il Figlio di Dio. Questo ci insegna che Gesù ha il potere di guarire ogni malattia e ci invita a confidare in lui durante i tempi di sofferenza e infermità.

5. Il perdono dei peccati: Gesù dichiara di avere l'autorità di perdonare i peccati, dimostrando che è il Salvatore che libera le persone dal peso del peccato e della colpa. Questo ci ricorda l'importanza di cercare il perdono di Gesù per i nostri peccati e di accogliere la sua salvezza.


In sintesi, il passaggio ci insegna l'importanza di porre il regno di Dio al primo posto nelle nostre vite, di essere pronti a mettere il nostro impegno verso Gesù sopra le altre priorità, di avere fede nel suo potere e la sua autorità, di cercare la sua guida e il suo perdono, e di testimoniare la sua bontà e il suo amore agli altri attraverso le nostre azioni. Proprio come fecero i Santi fratelli martiri Giovanni e Paolo, di cui oggi ricorre la loro memoria liturgica.


Giovanni e Paolo, fratelli di sangue e di fede cristiana, sono presentati in tre recensioni consecutive della ‘passio’, che risale al IV secolo, prima come maggiordomo e primicerio di Costantina, figlia di Costantino imperatore; poi come soldati del generale Gallicano, al quale suggerirono un voto, che ottenne la vittoria dell’esercito sugli Sciti infine sono citati come privati cittadini, nella loro casa al Celio, molto munifici di elemosine ed aiuti, con i beni ricevuti da Costantina.


Quando nel 361 salì al trono imperiale Giuliano, detto poi l’Apostata (331-363), questi avendo deciso di ripristinare il culto pagano, dopo aver rinnegato il cristianesimo, cercò di convincerli alle sue idee restauratrici, invitandoli a tornare a corte, per collaborare al progetto.

I due fratelli (che dovevano godere di molta considerazione a Roma) rifiutarono l’invito e Giuliano mandò loro il capo delle guardie Terenziano, con l’intimazione di adorare l’idolo di Giove; persistendo il loro rifiuto, essi vennero sequestrati in casa per una decina di giorni, affinché riflettessero sulle conseguenze del loro rifiuto.


Continua la ‘passio’: il prete Crispo informato del fatto, si recò con due cristiani Crispiniano e Benedetta, a visitarli, portando loro la S. Comunione e il loro conforto. Trascorsi i dieci giorni, il comandante Terenziano, ritornò nella loro casa e dopo tre ore di inutili minacce e lusinghe, li fece decapitare e seppellire in una fossa scavata nella stessa casa, spargendo la voce che erano stati esiliati.


Il prete Crispo ed i suoi compagni Crispiniano e Benedetta, avvertiti da una visione si recarono sulla loro tomba a pregare, ma qui vennero sorpresi e uccisi anche loro. Dopo la loro morte il figlio di Terenziano cadde in preda ad un’ossessione e urlava che Giovanni e Paolo lo tormentavano, il padre con grande preoccupazione, lo condusse sulla tomba dei due martiri, dove il ragazzo ottenne la guarigione.


Il prodigio fece sì che si convertissero entrambi e poi vennero anch’essi in seguito martirizzati. Il successore di Giuliano l’Apostata, l’imperatore Gioviano (363-364), abrogò la persecuzione contro i cristiani e diede incarico al senatore Bizante, di ricercare i corpi dei due fratelli e una volta trovati, fece erigere dallo stesso senatore e dal figlio Pannachio, una basilica sopra la loro casa: l’attuale Basilica Celimontana a Roma.



Carissimi, preghiamo dunque questi Santi fratelli martiri per poter ottenere da Dio, attraverso la loro intercessione insieme a quella della Beata e sempre Vergine Maria, Madre di Dio, la forza di confessare senza paura e senza esitazione la nostra fede dinanzi agli uomini nonostante le varie tempeste della vita.


Che il Signore vi Benedica e che la Madonna vi accompagni sempre!


Arcidiacono Michele Alberto Del Duca.

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